Remote working e diritto alla disconnessione
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Remote working e diritto alla disconnessione: il caso del Portogallo

Dicembre 1 •
Lettura in 2 min

Che cos’è il diritto alla disconnessione e come il Portogallo ha deciso di tutelarlo?

In Italia la Legge del 6 maggio 2021 n. 61 recita così:

“Ferma restando, per il pubblico impiego, la disciplina degli istituti del lavoro agile stabilita dai contratti collettivi nazionali, è riconosciuto al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati. L’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”.

Il nostro Paese, insieme a Belgio, Francia e Spagna è stato uno dei pochi ad accogliere la proposta dell’Unione Europea di fornirsi di leggi specifiche per il remote working. Il remote working è una nuova modalità, diventata ormai normalità, che coinvolge sempre più persone.

Mentre l’Unione Europea è ancora sprovvista di una legge che sancisca il diritto alla disconnessione, l’Italia ha formulato un decreto-legge ad hoc per tutelare tutti coloro che hanno trasformato la loro casa in un ufficio.

Perché è importante disconnettersi

Diritto alla disconnessione significa lavorare il giusto. Spesso, infatti, succede che il capo contatti i dipendenti fuori dall’orario “di ufficio” pretendendo delle risposte. Questo meccanismo si è amplificato ancor di più con il remote working, perché si ha la sensazione che “a casa non si faccia nulla”.

È un problema serio: se il lavoratore si trova costantemente bombardato di notifiche anche di sera, può insorgere uno stato emotivo di ansia e stress. Lo spettro che si aggira è il bornout, ovvero la sensazione di sfinimento, che, a sua volta, porta il calo dell’efficienza lavorativa, l’aumento del distacco mentale e il cinismo rispetto al lavoro.

A questo si aggiunge il cosiddetto “workaholism”, la dipendenza da lavoro. Sappiamo che lavorare da remoto implica una maggiore responsabilità. Alcuni potrebbero avere difficoltà ad orientarsi, non riuscendo più a dividere lavoro e tempo libero, finendo per rimanere attaccati allo schermo tutto il giorno, senza limiti.

La disconnessione, dunque, è essenziale per la salute mentale e la serenità dei lavoratori.

In Italia, abbiamo visto, è presente una legge ma questa non sancisce il divieto effettivo per il datore di lavoro e non prevede nessuna sanzione per quest’ultimo. Ecco qui la falla, che è colmata invece dal provvedimento portoghese.

La legge portoghese

L’emendamento al Codice del Lavoro è stato approvato dal Parlamento portoghese il 5 novembre 2021 ed è stato discusso insieme ad altre proposte per nuove regole in materia  di remote working: si applicherà a tutti i lavoratori indistintamente, sia quelli in presenza sia quelli a distanza.

La nuova legge portoghese rappresenta una vera e propria svolta, perché impone un divieto per i datori di lavoro: la violazione della nuova norma darà luogo ad un illecito amministrativo, per cui sarà prevista una sanzione pecuniaria.

È stato stabilito, inoltre, che le aziende dovranno contribuire alle spese domestiche, quali costo della luce e della connessione Internet dei dipendenti che lavoreranno da casa. Potranno farlo i genitori con 3 figli, se di età inferiore agli 8 anni, alternandosi tra loro, ma anche chi con familiari malati o disabili.

Il Portogallo si attesta così ad essere uno dei Paesi più avanzati in tema di diritto alla disconnessione e, forse, anche un esempio per il resto dell’Europa.

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